Comprendere l’altro è una sfida interessante e utile in qualsiasi ambito lavorativo, ancor più se si pensa che è possibile farlo leggendo le microespressioni facciali nel momento dell’ascolto.

Quante volte ti sei trovato di fronte a qualcuno che ha detto una cosa e poi ne ha fatta un’altra?

Interpretare, comprendere e conoscere l’altro oltre le parole e oltre i normali canoni di socializzazione è importante, anzi, in alcuni ambiti è fondamentale per evitare brutte sorprese.

Ma come si fa a comprendere l’altro oltre le parole? Tanto più in un periodo dove la mascherina copre parte del volto?

Per farlo è fondamentale conoscere i dettagli che il nostro corpo non può tacere. Infatti oltre alle parole, il corpo usa tantissimi elementi per esprimersi. Il corpo parla in continuazione anche quando la lingua tace.

E racconta tantissimo a chi lo sa interpretare.

Microespresisoni facciali: come si suddividono

Pioniere dello studio delle microespressioni facciali è lo psicologo statunitense Paul Ekman che le ha suddivise in due gruppi:

  • Macroespressioni: sono quelle che ci si disegnano in volto in modo inequivocabile e trasmettono chiaramente paura, gioia, tristezza, rabbia, disgusto, sorpresa. Durano circa 1/5 di secondo.
  • Espressioni lievi: sono sfumature minime espressive e si generano perché magari l’emozione che si prova è poco intensa oppure per l’esatto contrario, perché l’emozione che si prova è così forte che viene attivamente repressa e solo qualche flebile segnale riesce a sfuggire al controllo.

Le espressioni si possono distinguere in più di 10.000 microespressioni facciali.

Ma come fare a identificarle le microespressioni nel nostro interlocutore?

Il trucco c’è: prendete tempo. Le microespressioni facciali sono leggibili in poche frazioni di secondo e per vederle, soprattutto se sei all’inizio di questa esperienza, serve allenamento. Si chiamano esercizi di centratura: focalizzati sul viso, concentrati molto sul tuo interlocutore; non far parlare l’altro ma parla tu e guarda con attenzione che cosa accade al volto dell’altra persona.

Guarda se i neuroni specchio si mettono in atto (quelli che mi fanno provare empatia e mi fanno provare lo stesso sentimento dell’altro); ascoltare fa abbassare la guardia e l’interlocutore non farà caso al controllo delle espressioni, cosa che invece succede con maggior frequenza se si parla e si “conduce il gioco”.

Ricordati di presentare multiopzioni quando offri un ventaglio di risposte possibili: più è ampia la scelta che avranno a disposizione le persone con cui hai a che fare, maggiori saranno i dettagli che vedrai comparire sul volto quando incontreranno l’opzione che preferiscono.

 

L’ultimo consiglio per comprendere le microespressioni è: esercitati!

Il modo migliore per comprendere se stai leggendo correttamente l’altro è guardare e capire.

Quali difficoltà riscontri nel comprendere gli altri? Che cosa ti muove a farti domande verso la comprensione dell’altro?

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